Lo scherno del re
Nei resoconti della Passione di Marco, Matteo e Giovanni, alla flagellazione seguono lo scherno e i maltrattamenti di Gesù da parte dei soldati del pretorio:
«Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo» (Mc 15,16-20).
«Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo» (Mt 27,27-31).
«E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: «Salve, re dei Giudei!. E gli davano schiaffi» (Gv 19,2-3).
Leggendo i testi citati, ci si accorge subito come i tre Evangelisti concordino su molti degli elementi descrittivi. Infatti, tutti menzionano il saluto: «Salve, re dei Giudei!».
Secondo Marco e Matteo i soldati si prostrano davanti a Gesù in segno di scherno, in quanto Egli si era dichiarato re di fronte a Pilato.
Sappiamo di certo che in epoca ellenistica la prostrazione o la genuflessione erano parte essenziale dell’omaggio rivolto al sovrano. Indubbiamente, gli autori dei Vangeli descrissero lo scherno e i maltrattamenti avvenuti nel cortile del pretorio, attingendo sicuramente da tradizioni precedenti, infatti, nel mondo antico e nella cultura greco-romana, esisteva già l’usanza dello scherno del re.
Alcuni episodi di scherno di personaggi illustri sono riportati da molti autori dell’antichità. Basti citare: Filone di Alessandria (In Flaccum VI, 36-40), Giuseppe Flavio (Antiquitates Iudaicae XIX, 9, 356-359), Plutarco (Pompeo XXIV, 7-8), Polluce (Onomasticon IX, 110), Erodoto (Historiae I, 114) e Orazio (Odi I, 4, 18).
Ma chi furono gli esecutori materiali della flagellazione, della coronazione di spine e dello scherno di Gesù? Probabilmente si tratta di soldati reclutati nell’area siro-palestinese, che probabilmente non erano dei legionari scelti. Tuttavia, Pilato aveva a disposizione cinque coorti, che includevano la Secunda Italica Civium Romanorum e la Prima Augusta (At 10,1; 27,1; Tacito, Annales I,8). Il legato di Siria, invece, aveva a disposizione le legioni VI Ferrata, X Fretensis, III Gallica e XII Fulminata, che potevano essere inviate in Palestina solamente nei casi di estrema necessità.
L’autorevole biblista Gianfranco Ravasi, associa lo scorpione graffito sul pavimento del litostroto di Gerusalemme alla legione X Fretensis (Cf. G. Ravasi, I Vangeli del Dio risorto, San Paolo, Milano 1995, 68).
In ogni caso, pare che i simboli di questa legione siano stati diversi: il toro, la trireme e il verro. È molto interessante notare come lo scorpione appaia frequentemente nelle rappresentazioni del dio Mitra che uccide il toro (tauroctonia).
Possiamo allora ipotizzare che lo scorpione fosse legato al culto mitraico, già molto diffuso tra le file dei soldati?
Non è facile dare una risposta a questa domanda. La presenza dello scorpione graffito sul pavimento del Litostroto di Gerusalemme, infatti, resta una questione ancora aperta e di difficile soluzione.